00 08/03/2013 09:38

Intervista con 
la cugina di Anna...

Annamaria Minunno, giornalista

ROMA «Quello di mia cugina Anna, secondo i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Bari, è stato un omicidio non crudele. Per questa ragione, hanno quasi dimezzato la pena inflitta in primo grado al suo assassino, Alessandro Angelillo. Ho scritto ai magistrati una lunga lettera, vorrei delle risposte, per poter continuare a crederenella giustizia. Cos’altro doveva fare quell’uomo, ho chiesto, per essere considerato crudele?».

Annamaria Minunno, giornalista, cos’ha fatto esattamente quell’uomo a sua cugina Anna Costanzo, truccatrice al teatro Petruzzelli, uccisa a 50 anni, a Bari, nel luglio del 2009? 
«Angelillo, il suo ex compagno, si è introdotto di notte nella sua casa, il suo rifugio, il posto dove si sentiva più sicura. L’ha picchiata ferocemente (era piena di ematomi), poi l’ha colpita alla testa con una statuetta, poi ha cercato di strangolarla, e poi, dato che ancora respirava, l’ha annegata in una vasca. Mentre lei moriva, con la testa spinta sott’acqua, credo possa essere stata cosciente di quello che accadeva. Una fine atroce». 

Perché lo ha fatto?
«Ha deciso di punirla perché lei voleva interrompere una relazione malata, con un uomo instabile ed egocentrico, che le faceva subire tradimenti e storie parallele. Lui credeva che lei avesse un nuovo rapporto. Questo era inaccettabile: Anna era il suo sostegno psicologico». 

Roba sua, insomma? 
«Certo. La persona dalla quale ottenere aiuto nel momento del bisogno. Quando però è stata lei a chiedergli aiuto, a implorarlo di non ucciderla, lui non ha avuto pietà. Ha infierito sul suo corpo, e anche sul suo onore. Ha allestito con cura la scena di un’orgia, per depistare gli investigatori. La mattina del ritrovamento, recitava la parte del fidanzato disperato. Gridava di amarla, urlava Anna, Anna, la mia Anna. Ha negato di averla uccisa per tre anni». 

Ma alla fine è stato condannato.
«Sì, a 30 anni, che sono diventati 16 in appello. Gli è stata tolta l’aggravante della crudeltà. Nelle motivazioni, tra l’altro, i giudici hanno persino scritto che spingere la testa di Anna sott’acqua e tenerla ferma mentre era ancora viva non costituirebbe una particolare crudeltà, dato che lui aveva deciso di ucciderla così».

Dai magistrati
vorrei sapere come si misura la crudeltà: in litri, in chili, in numero di coltellate, di pugni, di torture? 

In cosa?