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La leggenda del GELSO NERO
Nella metamorfosi di Ovidio, il gelso nero tratta della drammatica storia di due giovani babilonesi: due giovani si amavano teneramente e si trovavano spesso presso una fonte all'ombra di un albero di gelso.

Di nascosto, perché le famiglie come nell'opera di Shakespeare "Romeo e Giulietta" contrastavano questa unione.

Un giorno Tisbe (nome della giovane innamorata) arrivata per prima alla fonte, scorse una leonessa e fuggì spaventata, lasciando cadere il velo che la ricopriva.

La belva lacerandolo lo arrossò del sangue di una preda che aveva precedentemente uccisa.

Poco dopo arrivò Piramo (nome del giovane) trovò il velo e credette che Tisbe fosse morta per colpa sua.

Disperato si trafisse il cuore e il suo sangue schizzò le more del gelso.

Quando Tisbe tornò e vide l'accaduto maledì l'albero: "porterai per sempre frutti scuri in segno di lutto per testimoniare che due amanti ti bagnarono con il loro "sangue" e si trafisse con la stessa spada usata da Piramo.

Da allora i frutti del gelso nero prima bianchi poi rossi, quando maturano assumono un colore porpora scuro.