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OBAMA E IL CERTIFICATO: "SONO AMERICANO"

Ultimo Aggiornamento: 28/04/2011 04:10
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28/04/2011 04:09


WASHINGTON - «Sono americano. Sono nato alle Hawaii, il 4 agosto 1961, all' Ospedale Kapiolani di Honolulu. Ora però basta con queste fesserie, ho cose più importanti da fare». Parola di Barack Obama che a sorpresa, di prima mattina, ha deciso di farla finita con le cospirazioni paranoiche sulle sue origini, che da almeno due anni affascinano tanti americani. Per zittire i cosiddetti 'birthers', quelli che pensano che sia nato in Kenya, la Casa Bianca ha diffuso online la copia del suo certificato di nascita, 'long form'. È la prova regina che dimostra, semmai ce ne fosse ancora bisogno, che Obama è pienamente legittimato a governare gli Stati Uniti. Già nel 2008, ai tempi della campagna presidenziale, l'allora senatore dell'Illinois 'posto« sul suo sito l'estratto di nascita. Ma quella carta non riuscì a fermare l'ossessiva campagna di chi pensava, e molti lo pensano tuttora, che il 44esimo presidente, il primo afroamericano della storia Usa, fosse un usurpatore, figlio d'Africa e non uno di loro, un cittadino americano. E anche a loro, Obama si è rivolto nel suo breve incontro alla stampa, dopo un silenzio su questo tema lungo oltre due anni: »So che c'è una parte del popolo americano che non cambia idea, per cui non conta ciò che viene mostrato. Ma ora parlo alla vasta maggioranza degli americani: non abbiamo tempo, non ho tempo per questo tipo di stupidaggini, di fesserie. Abbiamo e ho cose più importanti da fare. Abbiamo grandi problemi da risolvere e sono convinto che possiamo farcela, a patto da non ci lasciamo distrarre da questa roba da imbonitori di fiera. Sono fiducioso che tutti assieme, cittadini e politici, lavorando fianco a fianco in modo bipartisan, possiamo affrontare le sfide molto serie che ci attendono. Ma - ha avvertito il presidente - non andiamo avanti se continuiamo con le campagne di delegittimazione«.

Poi ha anche chiarito come mai abbia deciso solo oggi di fare questo passo. »Sino a oggi non c'ho fatto caso, avendo ogni giorno molte cose da fare. Ma due settimane fa, quando i repubblicani hanno scritto il loro piano di tagli alla spesa pubblica, io ho replicato che bisognava investire su scuola e ricerca per il bene dei nostri figli. Un dibattito importante sul nostro futuro, eppure per molti giorni, sui media non si parlavo di tutto ciò, ma del mio certificato di nascita«. Obama non lo cita, ma in quei giorni è stato proprio Donald Trump, il potenziale candidato repubblicano alla Casa Bianca, a rilanciare con forza il tema dei 'birthers'. E non è un caso che, pochi minuti dopo le dichiarazioni di Obama, Trump, a caldo, abbia espresso tutta la sua soddisfazione: »Oggi sono orgoglioso di me stesso. Sono riuscito a ottenere ciò che altri non sono riusciti a ottenere in tanti anni. Spero che il certificato sia autentico. Voglio vederlo di persona. Detto questo mi chiedo perchè Obama non l'abbia mostrato prima. Comunque sono contento perchè ora possiamo parlare di tanti problemi seri che affliggono il Paese. Del resto io e Barack ormai siamo appaiati nei sondaggi...«. Trump ha parlato da Portsmouth, New Hampshire, uno degli Stati decisivi per ogni candidato che punti alla Casa Bianca. E chissà se dietro la mossa della Casa Bianca non ci sia la volontà di regalare un assist alla sua corsa verso la candidatura repubblicana. Del resto, non è un mistero che se Obama potesse scegliere, come suo avversario ideale, indicherebbe questo miliardario un pò estremista, digiuno di politica, e soprattutto visto con diffidenza da gran parte degli elettori repubblicani.

IL COMPLOTTO Obama non è nato negli States, ma in Africa. Per cui non può fare il presidente perchè non rispetta il requisito previsto dal secondo emendamento della Costituzione Usa. È quello che pensano ormai da anni i cosiddetti «birthers», i seguaci di un movimento sorto nel lontano 2008, quando Barack Obama, allora senatore dell' Illinois, figlio di un economista keniano di colore e di una donna bianca del Kansas, decise di candidarsi alla Casa Bianca. E da allora, di continuo, sui media conservatori come Fox News, o nelle marce di protesta, Obama è sempre stato messo sul banco degli imputati, accusato di aver usurpato la Casa Bianca e di far parte di un complotto, probabilmente islamico, che ha lo scopo di distruggere l'America dall'interno. Non è la prima volta che gli Stati Uniti devono fare i conti con campagne paranoiche, al limite dell'ossessione di chi pur di seguire i propri pregiudizi, nega ogni evidenza. Ma non era mai accaduto prima che una teoria cospiratrice così irrazionale e apertamente fanatica coinvolgesse un presidente americano e per così tanto tempo. E soprattutto che potesse contare sull' appoggio di una fascia così ampia di cittadini comuni. Del resto c'era da aspettarselo, tenuto conto della novità epocale dell'elezione da parte dei cittadini americani di un presidente afro-americano, con una storia familiare molto particolare alla spalle, vissuto tra l'Indonesia e la casa dei nonni in Hawaii, figlio di un intellettuale anti-colonialista africano che lui ha conosciuto appena e di un'antropologa liberal. Insomma, un curriculum sicuramente distante da quello tradizionale dei suoi predecessori alla Casa Bianca. Come ebbe a dire tempo fa Jimmy Carter, uomo del sud, uno che di segregazione dei neri se ne intende, alla base del movimento dei «birthers» c'è il vecchio razzismo che, come un fiume carsico, a volte riaffiora nella cultura e nella politica americana. Del resto, molti dei «birthers», sono gli stessi che hanno dato vita ai Tea Party, il movimento di base populista e anti-tasse che con la sua mobilitazione ha spinto il partito repubblicano a vincere le ultime elezioni di medio-termine. Ripudiati anche dai vertici del partito repubblicano, preoccupati di perdere credibilità nei confronti del centro moderato, questi «birthers» hanno trovato di recente in Donald Trump uno sponsor e un portavoce tanto potente quanto insperato. Ed è stata proprio la sua insistenza nel ribadire che Obama non era americano, a spingere la Casa Bianca a diffondere oggi, dopo anni di richieste, la versione estesa del suo certificato di nascita.
http://www.leggo.it/articolo.php?id=118659
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